Archivio per settembre 2007

Fare il medico? Per 47% camici bianchi non ne vale piu’ la pena

Il medico? “Una professione da non intraprendere. Un’attività che è meglio non consigliare ai giovani”. Affermazione forte, tanto più se a farla sono proprio i camici bianchi italiani. Ben il 47% di loro, infatti, ritiene che scegliere la professione medica “non vale più la pena”. E’ quanto emerge da un sondaggio realizzato tra circa 300 medici da ‘Quotivadis’, quotidiano online di informazione medico-scientifica di Univadis. A fronte di un 47% che consiglia quindi ai giovani di stare ‘alla larga’ dalla medicina, c’è però un 49% che sembra invece spronarli e incoraggiarli verso questa professione. Circa la metà dei camici bianchi la ritiene infatti un’attività che, “nonostante tutto, può dare molte soddisfazioni”. Solo il 4% degli intervistati non prende posizione e, sulla questione, risponde: “Non saprei”. Il risultato non cambia se si dividono le risposte date dai medici maschi da quelle fornite dai camici bianchi ‘in gonnella’. Se tra gli uomini il 34% “incoraggia i giovani alla medicina”, il 33% “li scoraggia”. Per le donne stesso discorso. A fronte di un 14% che considera ancora la professione medica come un’attività su cui investire, il 14% dei medici donna sembra invitare i giovani a stare lontani da camice e stetoscopio. Continua a leggere ‘Fare il medico? Per 47% camici bianchi non ne vale piu’ la pena’

Posto di lavoro a rischio per chi parla male dell’azienda

Parlare male dell’azienda può mettere a rischio il posto di lavoro in quanto la maldicenza può esprimere una “potenzialità negativa sul futuro adempimento degli obblighi” del dipendente e fa vacillare il rapporto di fiducia con il datore di lavoro. Lo sottolinea la Cassazione che ha annullato la reintegrazione nel posto di lavoro accordata a una infermiera professionale di Monza, Elena R., che si era vista licenziare dall’azienda ospedaliera in cui lavorava per avere “profferito espressioni offensive sulla capacità e sulla professionalità del personale” e, soprattutto, per avere gettato discredito sull’ospedale presso il quale lavorava, sostenendo che nella struttura erano stati trovati “medicinali e attrezzature e supporti medici non sterilizzati” e “medicinali scaduti”. Per la Suprema Corte, che ha accolto il ricorso della Holding Multimedica, nel valutare “se la violazione disciplinare addebitata al lavoratore abbia compromesso la fiducia necessaria ai fini della permanenza del rapporto di lavoro e quindi costituisca giusta causa di licenziamento, va tenuto presente che l’intensità della fiducia richiesta è differenziata a seconda della natura e della qualità del singolo rapporto, della posizione delle parti, dell’oggetto delle mansioni e del grado di affidamento che queste richiedono”. In questo caso, annota la sezione Lavoro, data la “delicatezza della funzione assegnata” all’infermiera, il giudice di merito, disponendo la reintegra nel posto di lavoro, “non ha dato ragione alcuna della ritenuta assenza di danno che la divulgazione” del mal funzionamento dell’azienda “assumeva per l’immagine di una struttura ospedaliera”. Il Tribunale di Monza, nel 2003 e, successivamente la Corte d’appello di Milano, nel dicembre 2004, avevano giudicato illegittimo il licenziamento di Elena R., sostenendo che l’avere parlato male dell’azienda e dell’operato dei colleghi non era tanto grave, viste le accuse “generiche”, da determinarne l’espulsione. Ora la Cassazione (sentenza 19232) ha accolto il ricorso dell’azienda ospedaliera che ha insistito per la legittimità del licenziamento e ha disposto la celebrazione di un nuovo processo. Alla Corte d’appello di Brescia, piazza Cavour ha ricordato che “in tema di licenziamento per giusta causa, allorquando siano contestati al dipendente diversi episodi, il giudice di merito non deve valutarli separatamente, bensì globalmente, al fine di verificare se la loro rilevanza complessiva sia tale da minare la fiducia che il datore di lavoro deve poter riporre nel dipendente”. Questo perché, “la molteplicità degli espisodi, oltre a esprimere un’intensità complessiva maggiore dei songoli fatti, delinea una persistenza che è di per sé ulteriore negazione degli obblighi del dipendente, ed una potenzialità negativa sul futuro adempimento di tali obblighi”. E poiché “il singolo comportamento può assumere valore di giusta causa indipendentemente dalla specifica previsione contrattuale, la molteplicita’ deve essere valutata anche da questa angolazione”. Continua a leggere ‘Posto di lavoro a rischio per chi parla male dell’azienda’

Stetoscopio addio, in pensione dopo 200 anni

L’intramontabile stetoscopio, al collo dei ‘camici bianchi’ ormai da oltre 200 anni, rischia di andare in pensione. Al suo posto potremmo presto trovare nello studio del medico un lettore Mp3, di quelli coloratissimi e ‘gettonati’ soprattutto da giovani e teenager. E’ questa una delle novità presentate al Congresso dell’European Respiratory Society (Ers) in corso a Stoccolma. Ad accelerare la fine dello stetoscopio, usato dai medici per ‘ascoltare’ cuore e polmoni testandone la salute, sono stati soprattutto gli ultimi studi che ne hanno messo in dubbio l’efficacia. O meglio la capacità dei camici bianchi di decifrare i suoni ‘amplificati’ dallo strumento. In particolare, una recente ricerca danese ha mostrato come gran parte dei medici avesse difficoltà nel distinguere suoni provenienti da cuore, bronchi e polmoni. Neanche l’arrivo dello stetoscopio elettronico, sosteneva lo studio, era servito a migliorare le cose. Altre due indagini, inoltre, avevano mostrato come gli studenti di medicina dovessero riascoltare i suoni provenienti da uno stetoscopio circa 500 volte prima di riconoscerne la provenienza. Da qui la decisione di un ricercatore canadese, Neil Skjodt del Dipartimento di Medicina dell’università dell’Alberta di Edmonton, di correre ai ripari. Con il supporto di un collega otorino, Bill Hodgetts, Skjodt ha sostituito il classico stetoscopio con un lettore Mp3, di quelli in vendita nei grandi magazzini. Appoggiando l’insolito strumento sulla cassa toracica di alcuni pazienti, il ricercatore ha registrato i suoni provenienti da bronchi e polmoni. “La qualità dei suoni è molto alta – spiega il ricercatore a Stoccolma – di gran lunga migliore di quella ottenuta dai migliori stetoscopi”. E la conferma arriverebbe anche dagli studenti di medicina a cui Skjodt ha fatto ascoltare le registrazioni. “I risultati sono stati diversi, ma di certo non disastrosi come quelli emersi dagli studi realizzati sul tradizionale stetoscopio”, assicura lo studioso. Se non altro, “la maggior parte degli studenti è stata in grado di capire da quale parte dell’organismo i suoni provenissero”. Inoltre, “ci sono una serie di altri motivi che rendono – secondo Skjodt – il lettore Mp3 preferibile allo stetoscopio. Innanzitutto, questo strumento ci consente di registrare i suoni, nonché di trasmetterli a uno specialista se crediamo ce ne sia bisogno. Inoltre – aggiunge il ricercatore – possiamo condividerli con altri camici bianchi, qualora avessimo dei dubbi sullo stato di salute del nostro paziente”. Senza contare che, all’occorrenza, il lettore potrebbe nuovamente trasformarsi nell’apparecchio che tutti noi conosciamo: una playlist di tutti i brani preferiti, compresi motivi e canzoni più amati dai medici. Continua a leggere ‘Stetoscopio addio, in pensione dopo 200 anni’

Stetoscopio addio, in pensione dopo 200 anni

L’intramontabile stetoscopio, al collo dei ‘camici bianchi’ ormai da oltre 200 anni, rischia di andare in pensione. Al suo posto potremmo presto trovare nello studio del medico un lettore Mp3, di quelli coloratissimi e ‘gettonati’ soprattutto da giovani e teenager. E’ questa una delle novità presentate al Congresso dell’European Respiratory Society (Ers) in corso a Stoccolma. Ad accelerare la fine dello stetoscopio, usato dai medici per ‘ascoltare’ cuore e polmoni testandone la salute, sono stati soprattutto gli ultimi studi che ne hanno messo in dubbio l’efficacia. O meglio la capacità dei camici bianchi di decifrare i suoni ‘amplificati’ dallo strumento. In particolare, una recente ricerca danese ha mostrato come gran parte dei medici avesse difficoltà nel distinguere suoni provenienti da cuore, bronchi e polmoni. Neanche l’arrivo dello stetoscopio elettronico, sosteneva lo studio, era servito a migliorare le cose. Altre due indagini, inoltre, avevano mostrato come gli studenti di medicina dovessero riascoltare i suoni provenienti da uno stetoscopio circa 500 volte prima di riconoscerne la provenienza. Da qui la decisione di un ricercatore canadese, Neil Skjodt del Dipartimento di Medicina dell’università dell’Alberta di Edmonton, di correre ai ripari. Con il supporto di un collega otorino, Bill Hodgetts, Skjodt ha sostituito il classico stetoscopio con un lettore Mp3, di quelli in vendita nei grandi magazzini. Appoggiando l’insolito strumento sulla cassa toracica di alcuni pazienti, il ricercatore ha registrato i suoni provenienti da bronchi e polmoni. “La qualità dei suoni è molto alta – spiega il ricercatore a Stoccolma – di gran lunga migliore di quella ottenuta dai migliori stetoscopi”. E la conferma arriverebbe anche dagli studenti di medicina a cui Skjodt ha fatto ascoltare le registrazioni. “I risultati sono stati diversi, ma di certo non disastrosi come quelli emersi dagli studi realizzati sul tradizionale stetoscopio”, assicura lo studioso. Se non altro, “la maggior parte degli studenti è stata in grado di capire da quale parte dell’organismo i suoni provenissero”. Inoltre, “ci sono una serie di altri motivi che rendono – secondo Skjodt – il lettore Mp3 preferibile allo stetoscopio. Innanzitutto, questo strumento ci consente di registrare i suoni, nonché di trasmetterli a uno specialista se crediamo ce ne sia bisogno. Inoltre – aggiunge il ricercatore – possiamo condividerli con altri camici bianchi, qualora avessimo dei dubbi sullo stato di salute del nostro paziente”. Senza contare che, all’occorrenza, il lettore potrebbe nuovamente trasformarsi nell’apparecchio che tutti noi conosciamo: una playlist di tutti i brani preferiti, compresi motivi e canzoni più amati dai medici. Continua a leggere ‘Stetoscopio addio, in pensione dopo 200 anni’

Cgil, riconoscere come usurante lavoro notturno medici

“Riconoscere come usurante il lavoro notturno dei medici ospedalieri. Professionisti che effettuano anche 100 turni di guardia notturna in un anno, con una media di due notti a settimana. Per non parlare della media di circa 70 turni notturni svolti dai medici della continuità assistenziale (guardie mediche) e del 118”. E’ la richiesta di Massimo Cozza, segretario nazionale della Fp-Cgil medici, rivolta alla Commissione Governo-parti sociali, istituita con il ‘Protocollo su Previdenza, lavoro e competitività per l’equità e la crescita sostenibili’, che sta affrontando il tema dei lavori usuranti. “Il riconoscimento di lavoro usurante – riferisce in una nota Cozza – determinerebbe il diritto alla pensione con un requisito anagrafico ridotto di tre anni rispetto a quello previsto (con il requisito minimo di 57 anni) purché i turni notturni siano stati svolti a regime per almeno la metà del periodo di lavoro complessivo o almeno per 7 anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa”. Per Cozza, questa richiesta “rientra nella battaglia più generale del nostro sindacato per la qualità del lavoro negli ospedali e nei servizi territoriali, per una politica occupazionale e di riconoscimento della professionalità rispetto a chi invece persegue esclusivamente la monetizzazione del disagio”.

fonte Adnkronos Salute

Cuore: gli esami per prendersene cura

I dolori collegati al cuore si possono raggruppare in diverse categorie: dolore al petto, mancanza di fiato, capogiri e perdita di coscienza, palpitazioni. Ma quali sono gli esami ambulatoriali che ci fanno scoprire se davvero soffriamo di cuore.

Di cosa può essere sintomo il dolore al petto? È quello che richiama alla malattia coronarica, e quindi all’angina pectoris e all’infarto. In questo caso bisogna appurare se il dolore è dovuto ad un restringimento delle coronarie (le arterie che portano il sangue al cuore e nutrono il muscolo cardiaco), per cui la parte di muscolo cardiaco nutrito da quella coronaria soffre e si avverte dolore toracico. Per angina si intende un dolore al petto che dura pochi minuti, si risolve prima che le cellule cardiache muoiano e il muscolo cardiaco rimane integro. Se il sangue invece non scorre più perché la coronaria si chiude completamente, si ha l’infarto, che vuol dire morte di alcune cellule cardiache, a causa della carenza di ossigeno troppo prolungata.

Quando deve preoccupare particolarmente? Sono molto importanti le caratteristiche del dolore, quindi il paziente deve cercare di analizzarlo per poterlo descrivere al medico. Si avverte oppressione o costrizione al petto, localizzate dietro lo sterno (retrosternali) o alla sinistra del petto. In genere il dolore cardiaco non aumenta con l’atto respiratorio, con i movimenti del torace, premendo con le dita: tali caratteristiche escludono generalmente che si tratti del cuore. Raramente è un dolore lancinante, forte o violento, spesso è identificato come un fastidio, più vago e mal definito, che dura qualche minuto. Non colpisce un punto preciso del torace, può andare al collo oppure al braccio sinistro, colpendo anche solo alcune dita della mano con formicolio. Può essere associato ad altri disturbi, cosiddetti neurovegetativi, come nausea, vomito, sudorazione, sensazione di angoscia. Purtroppo non ci sono regole precise; talvolta il paziente presenta dei dolori che nascono da punti diversi, il mal di stomaco per esempio. Altra caratteristica a cui prestare attenzione è che i dolori anginosi spesso cominciano a verificarsi durante sforzo fisico, perché il cuore ha bisogno di più ossigeno per pompare più velocemente. Anche il freddo e gli stress emotivi (per spaventi, arrabbiature, dolori) sono situazioni a rischio.

Cosa deve fare una persona che avverte i sintomi appena descritti? E’ opportuno non perdere tempo e recarsi subito al Pronto Soccorso, innanzitutto perché, se fosse un infarto, le terapie tese a salvare la maggior parte di muscolo cardiaco sono tanto più efficaci quanto più velocemente vengono intraprese; in secondo luogo, l’unico modo per essere sicuri sulla causa del dolore è fare un elettrocardiogramma e gli esami del sangue durante il dolore. Se una persona nota che ha questo tipo di dolori quando fa sforzi o è sotto stress, o quando fa freddo, è conveniente che vada dal suo medico e prenoti velocemente una visita dal cardiologo.

E per gli altri disturbi? La mancanza di fiato, o dispnea, può dipendere da cuore, polmoni o da fattori psicologici. La dispnea di origine cardiaca di norma compare sotto sforzo e passa a riposo, perché è dovuta ad una ridotta funzione del cuore che non riesce a pompare il sangue come dovrebbe in tutto il corpo; di conseguenza il sangue ristagna nei polmoni, causando lo scompenso cardiaco. Le palpitazioni sono disturbi del ritmo cardiaco, possono manifestarsi con accelerazione o sensazione di mancanza di battito. Bisogna provare a misurare le proprie pulsazioni al minuto, in questo modo si può riferire al medico quando e come compaiono, se improvvisamente o gradualmente, e come passano. Capogiri e svenimenti possono essere dovuti a forme di aritmia, quando il cuore va troppo veloce (tachicardia) o troppo lento (bradicardia) e non riesce a pompare bene il sangue, irrorando poco il cervello.

In cosa consiste la visita dal cardiologo? È meglio presentarsi dal cardiologo con gli esami del sangue completi, che valutino anche i fattori di rischio possibili. Come prima cosa il cardiologo deve ascoltare la storia del paziente e farsi raccontare il tipo di disturbo. Quanto più precisa riuscirà ad essere la descrizione, tanto più facilitato sarà il compito del cardiologo nell’individuare la causa del disturbo. Poi si procede con la visita, che consiste nella misurazione della pressione, nell’ascultazione con il fonendoscopio del cuore, dei polmoni, della pancia, delle carotidi e nell’effettuazione di un elettrocardiogramma. Il cardiologo prescrive poi gli esami necessari ad un controllo più approfondito.

I fattori di rischio. Oltre allo stress e alla sedentarietà, meno importanti, bisogna considerare: il fumo, la familiarità, cioè se si hanno parenti di primo grado che hanno già avuto angina o infarto, l’ipertensione, le dislipidemie (elevata quantità di grassi nel sangue), come il colesterolo e i trigliceridi alti, il diabete, l’obesità, che si deve distinguere in androide, tipica dell’uomo (con grasso viscerale), e in ginoide, tipica della donna (con grasso sottocutaneo), questa molto meno pericolosa per il cuore. Recentemente si sono scoperti nuovi fattori di rischio: l’iperuricemia, cioè il valore dell’acido urico alto, l’iperfibrinogemia, cioè il valore del fibrinogeno alto (una proteina che favorisce la coagulazione del sangue, se è troppo alto può causare problemi alle coronarie).

Gli esami: vediamoli nel dettaglio

ECG: l’elettrocardiogramma consiste nell’applicare alcuni elettrodi sul torace che registrano l’attività elettrica del cuore. L’esame dà informazioni sulla presenza di aritmie, su ischemie e vecchi infarti. Purtroppo nella maggioranza dei casi risulta alterato solo durante la crisi ischemica, quindi un ECG normale durante un momento di benessere non è sufficiente ad escludere un problema anginoso.

ECG DA SFORZO: è l’esame che permette di capire se un dolore toracico è un dolore cardiaco. Il paziente, a cui sono stati attaccati gli elettrodi sul torace, è su una bicicletta o un tapis-roulant e deve pedalare facendo uno sforzo quantizzabile, con carichi sempre maggiori. L’ECG, che viene registrato in condizioni di aumento del consumo di ossigeno del cuore, segnala l’eventuale alterazione che in genere precede la comparsa del dolore.

SCINTIGRAFIA: è una prova da sforzo durante la quale si inietta per via endovenosa una sostanza radioattiva che si distribuisce nel cuore; a seconda di dove questa si posiziona a riposo e sotto sforzo, si può capire se ci sono delle zone che soffrono e quali sono.

ECOSTRESS: è un’ecografia del cuore (come quella descritta sopra) che viene effettuata facendo fare uno sforzo al paziente oppure iniettando una sostanza che aumenta il consumo di ossigeno del cuore. La valutazione del movimento delle pareti del ventricolo sinistro sotto stress consente di capire se ci sono delle zone che soffrono per il restringimento di una coronaria.

ECOCARDIOGRAMMA DOPPLER: consente, utilizzando innocui ultrasuoni, di vedere su un monitor il cuore, le dimensioni delle cavità cardiache, il movimento delle pareti del ventricolo sinistro, il funzionamento delle valvole. È utile per analizzare le patologie valvolari e lo scompenso cardiaco. Nella cardiopatia ischemica, è utile per vedere i danni subiti dal cuore dopo un infarto.

ECG HOLTER: è un ECG che viene registrato per 24 ore, attraverso una specie di piccolo walkman. Serve per lo studio di tutte le aritmie, è meno utile per lo studio delle cardiopatie ischemiche.


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