Essere lasciati dal proprio partner è una brutta esperienza di vita. Sul Journal of Neurophysiology si legge di uno studio di Helen E. Fisher che spiega come la fine di un amore può agire sul cervello come una droga e dare dipendenza al pari di alcol, nicotina e cocaina. Lo studio è stato effettuato su alcuni studenti universitari uomini e donne, appena piantati in asso dal partner. La scansione con la risonanza magnetica funzionale ha rivelato che i “cuori spezzati” subiscono delle ferite nel cervello, corrispondenti ad alterazioni in meccanismi cerebrali legati alle aree del piacere e della ricompensa, le stesse implicate nella dipendenza da sostanze stupefacenti come la cocaina. Ai volontari, usciti da poche settimane da una relazione di due anni, sono state sottoposte foto dei vecchi amori, mentre eseguivano un compito al computer. Una tortura ben visibile grazie alle immagini radiografiche raccolte nella testa del rifiutato. “Abbiamo osservato un vero dolore fisico, che si manifesta nel tentativo di capire cosa è accaduto – spiega Fisher – e può ricominciare anche molto tempo dopo l’addio”. I ricercatori cercheranno di capire di più sui meccanismi interni alla materia grigia. L’abbandono genera, infatti, scariche di dopamina che “lavano” il cervello, innescando sentimenti di disperazione con comportamenti che possono andare dallo stalking a reazioni più gravi e patologiche, tali da sfociare in omicidi e suicidi.
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