Posts Tagged 'caffè'

Prevenire le carenze di ferro durante la gravidanza

L’anemia è un problema frequente durante la gravidanza. Quest’anomalia comporta un cattivo trasporto di ossigeno attraverso il sangue. L’ossigeno viene fornito ad ogni cellula del vostro corpo grazie a un componente sanguigno chiamato emoglobina. Dalla 28esima settimana di gravidanza il flusso sanguigno è quasi raddoppiato. L’emoglobina sviluppa in seguito altri componenti sanguigni essenziali al funzionamento delle cellule. Gli alimenti ricchi di ferro sono benvenuti durante la gravidanza per lo sviluppo dell’emoglobina e del trasporto di ossigeno. Per essere certi del buon svolgimento della gravidanza e di un buon recupero post-parto, gli esperti raccomandano di controllare il tasso di emoglobina nel sangue. L’anemia esporrebbe la madre a rischi di emorragia e alla necessità di una trasfusione sanguigna. Se quest’ipotesi è infelice, fortunatamente, l’anemia è facile da prevenire grazie a un’alimentazione sana e, previa consultazione del vostro medico, con il ricorso a integratori alimentari.

Cause certe di anemia sono un contributo insufficiente in ferro, in acido folico e in vitamina B12, abbinate al consumo di caffè. E’ infatti importante evitare la caffeina durante la gravidanza perché comporta anche una riduzione del calcio. Il ferro e il calcio sono essenziali per la crescita di un bambino in buona salute e sono vitali per la salute della madre. La caffeina non è presente solo nel caffè, evitate dunque di consumare la soda e il tè, nero o verde che sia. Per prevenire l’anemia, si consiglia un’alimentazione ricca di ferro. Questo è particolarmente importante se la futura mamma è vegetariana. Anche se ci sono integratori a base di ferro è molto facile seguire una dieta alimentare ricca di ferro, per quanto il corpo incontri meno difficoltà ad assimilarla. Infatti, la maggior parte degli integratori sono prodotti sintetici che causano la costipazione e a volte le emorroidi. Se la madre ha già avuto una gravidanza nell’arco di 2 anni, è ancora più importante consumare cibi ricchi di ferro. L’alimentazione della madre svolge un ruolo basilare in termini di prevenzione dei rischi di possibili complicazioni durante la gravidanza.

Ecco un elenco di alimenti ricchi di ferro: le vongole, le ostriche, il tofu, le frattaglie, soprattutto il fegato di pollo, i cereali integrali, il riso nero, i fagioli, gli spinaci, i fichi, i semi, le noci (mandorle in particolare), le uova, i frutti di rosa canina, e le alghe come il kombu. Alcune piante che contengono ferro e sono senza pericolo durante la gravidanza sono la bardana, la radice e le foglie del dente di leone e l’ortica. Potete consumarle sotto forma di tintura o di infuso da bere nel corso della giornata.

Il monitoraggio della gravidanza comprende un prelievo di sangue all’inizio, e poi nuovamente alla 28esima settimana per essere certi che il tasso di emoglobina sia di almeno 11 o 12. Se vi sentite deboli e provate dei sintomi come depressione, stanchezza, debolezza, dispnea, svenimenti, vertigini, nausea, un’infiammazione o delle escoriazioni alla lingua e dei mal di testa, il vostro medico valuterà l’integrazione di ferro con degli integratori alimentari.

Caffè anti-gastrite: con una tostatura speciale lo stomaco è al sicuro

Buone notizie per chi ama il caffè ma è costretto a rinunciarvi perché gli provoca disturbi allo stomaco: una sostanza contenuta nei chicchi tostati potrebbe eliminare l’irritazione gastrica dovuta alla secrezione di acido. È quanto emerge da uno studio presentato nel corso del Convegno annuale dell’American Chemical Society dai ricercatori dell’Università di Vienna, in Austria. Nel corso della ricerca, gli studiosi hanno testato gli effetti di diverse varietà di caffè sulle cellule dello stomaco umano, identificando le sostanze chimiche che lo “irritano”: si tratta della caffeina, dei catecoli e dell`N-alkanoly-5-hydroxytryptamides, la cui miscela stimola la secrezione acida all’interno delle cellule gastriche. Insieme a queste, tuttavia gli studiosi hanno rilevato anche un componente del caffè tostato scuro, l’N-methylpyridium (NMP), in grado di ostacolare la produzione di acido cloridrico e, quindi, di ridurre o eliminare l’irritazione dello stomaco. Poiché l’NMP viene generato durante il processo di torrefazione e si trova dunque soltanto nei chicchi tostati, gli esperti stanno studiando il modo di incrementarne i livelli in diverse varietà di caffè crudi e in diversi metodi di tostatura, al fine di ottenere un nuovo caffè “sicuro” per lo stomaco. “La nostra scoperta potrebbe aiutare numerose persone che soffrono di sensibilità al caffè – spiega Veronika Somoza, ricercatrice dell’Università di Vienna -. Presto potremo iniziare la giornata assaporando una buona tazza di un caffè `amico dello stomaco`”. 

Fonte SALUTE24.it

Non rinunciare al caffè per proteggere la prostata

Non c’e’ motivo di privarsi del piacere del caffè se si teme di essere a rischio di ammalarsi di cancro alla prostata. Anzi, se i risultati di un nuovo studio statunitense saranno confermati, bere caffe’ nella migliore delle ipotesi potrebbe anche ridurre il rischio. Nella ricerca si e’ notato che gli uomini che consumavano piu’ caffe’ avevano un rischio inferiore del 60% di tumori aggressivi rispetto a quelli che non ne bevevano affatto. Il caffe’ ha un effetto sul metabolismo degli zuccheri e anche sui livelli di ormoni sessuali, entrambi fattori che sono stati collegati al cancro alla prostata. “Sono molto pochi i fattori legati allo stile di vita che sono stati associati con il rischio di cancro alla prostata”, ha spiegato Kathryn Wilson della Harvard Medical School, il cui studio e’ stato presentato a un conferenza della American Association for Cancer Research, “specialmente nella forma avanzata, percio’ sarebbe molto importante confermare il legame con il consumo di caffè emerso dalla nostra ricerca”. Gli scienziati non sono sicuri di quali siano i componenti del caffè che agiscono positivamente proteggendo dal cancro alla prostata. E’ noto tuttavia che la bevanda contiene molti composti biologici attivi, come minerali e antiossidanti, che limitano il danno ai tessuti causato dalla produzione di energia nelle cellule. L’equipe della scuola di medicina della Harvard ha registrato la quantità di caffè consumata da quasi 50.000 uomini ripetendo il sondaggio ogni quattro anni tra il 1986 e il 2006. Nonostante gli esperti ritengano che servono altri studi per trarre conclusioni definitive sugli effetti benefici del caffè, tuttavia la Wilson ha sottolineato che gli ultimi dati “suggeriscono almeno che se si teme di essere a rischio di cancro alla prostata non c’è motivo di smettere di bere caffè”.

Fonte AGIsalute

Per italiani più di un farmaco al giorno, come bere un caffè

farmaci nel cassettoQuasi come bere un caffè: acquistare e assumere un medicinale è diventato per gli italiani un atto tra i più consueti. Ogni connazionale, infatti, consuma in media una dose e mezza di farmaco al giorno, con un trend che ha fatto registrare una crescita del 60% dal 2000.

Complici il peso delle patologie croniche, legato all’invecchiamento della popolazione, ma anche le abitudini di tipo socio-culturali. E’ quanto emerge dal Rapporto Osmed (Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali), relativo al 2008, presentato oggi a Roma nella sede dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Nel complesso, la spesa farmaceutica totale, comprensiva della prescrizione territoriale e di quella offerta attraverso le strutture pubbliche (Asl, aziende ospedaliere, policlinici universitari ecc.) è stata di 24,4 miliardi di euro, di cui il 75% rimborsata dal Servizio sanitario nazionale. In media, per ogni cittadino italiano, lo Stato ha speso 410 euro. Come ogni anno in cima alla classifica dei farmaci più utilizzati compaiono quelli contro le malattie cardiovascolari, seguiti da quelli gastrointestinali, del sistema nervoso centrale, gli antimicrobici e gli antineoplastici. La spesa farmaceutica territoriale complessiva, pubblica e privata – rivela ancora il Rapporto Osmed – nel 2008 risulta stabile rispetto al 2007, mentre quella a carico del Ssn è diminuita dell’1% a causa dell’aumento del ticket (+20%) e di una diminuzione dei prezzi (-6,9%). Quest’ultima è dovuta a forme diverse di distribuzione quali quella diretta e per conto. La Calabria con 277 euro pro capite è la Regione con il valore più elevato di spesa pubblica per farmaci di classe A-Ssn, mentre la Provincia autonoma di Bolzano con 149 euro è quella con la spesa minore. La spesa relativa ai prodotti erogati attraverso le strutture pubbliche, pari a 5,6 miliardi di euro, rappresenta circa un quarto della spesa complessiva per farmaci in Italia nel 2008. La variabilità regionale della quota di spesa per questi medicinali è compresa tra il 17% della Calabria e il 31% di Bolzano. Questa variabilità riflette anche diverse possibili scelte nelle modalità di distribuzione di alcuni farmaci. Il maggior livello di spesa riguarda i farmaci antineoplastici e immunomodulatori (2,1 miliardi di euro), seguiti dagli antimicrobici per uso sistemico (1,2 miliardi) e dagli ematologici (923 milioni di euro). Per quanto riguarda il consumo farmaceutico territoriale di classe A-Ssn, questo risulta cresciuto del 4,9% rispetto al 2007: in altre parole, ogni mille abitanti sono state prescritte 924 dosi di farmaco al giorno (erano 580 nel 2000). Attraverso le farmacie pubbliche e private sono stati acquistati nel 2008 complessivamente 1,8 miliardi di confezioni (circa 30 per abitante). Tutte le categorie terapeutiche, a eccezione dei farmaci del sistema respiratorio e degli antineoplastici, fanno registrare un incremento delle dosi prescritte rispetto al 2007. Tra quelle a maggior consumo i farmaci del sistema cardiovascolare aumentano del 5,2%. Incrementi nella prescrizione si rilevano anche per i gastrointestinali (+9,2%), per gli ematologici (+4,4%) e per i farmaci del sistema nervoso centrale (+4,7%). Le statine continuano ad essere il sottogruppo a maggior spesa (15,4 euro pro capite) con un aumento del 15% delle dosi e una diminuzione del 5,8% della spesa, seguite dagli inibitori di pompa (14,2 euro pro capite). La sostanza più prescritta nel 2008 è risultata il ramipril (43,9 Ddd/1000 abitanti die). A seguire l’acido acetilsalicilico usato come antiaggregante piastrinico (40,5 Ddd/1000 abitanti die) e l’atorvastatina (27,7 Ddd/1000 abitanti die).

fonte Adnkronos Salute

Espresso-addiction: quando il caffè crea dipendenza

Mal di testa, affaticamento, irritabilità e calo dell’attenzione: è “sindrome di astinenza da caffeina”? Alla domanda di chi proprio non riesce a rinunciare a caffè e cappuccino risponde una ricerca americana dell’University of Vermont College of Medicine, i cui risultati sono stati pubblicati su Psychopharmacology

La ricerca – Gli scienziati si sono serviti di un test a doppio cieco condotto su due gruppi di pazienti: alcuni hanno assunto un placebo, altri la loro razione quotidiana di caffeina. I ricercatori hanno quindi analizzato la reazione dei partecipanti al test tenendo conto della risposta a tre differenti esami: l’attività cerebrale è stata misurata con l’elettroencefalogramma (Ecg), il flusso ematico nel cervello tramite gli ultrasuoni e gli effetti soggettivi grazie ad un questionario.

Senza caffeina: più “sangue al cervello” – Ebbene sì, l’astinenza da caffeina esiste: il mal di testa, il senso di sonnolenza e stanchezza, accusati da chi smette di prendere caffè ne sono un effetto fisiologico. Gli esami hanno rilevato infatti un aumento  della velocità di scorrimento del sangue al cervello e del ritmo theta nell’Ecg: la brusca interruzione del consumo di caffeina causa ipersensibilità alla adenosina che a sua volta è collegata alle cefalee e all’affaticamento.

 Espresso mon amour: quando si chiama assuefazione – Non solo un test sull’astinenza, inoltre, ma anche una ricerca che permette di mettere a confronto la somministrazione cronica di caffeina e quella di un placebo. “A dispetto di quello che gli amanti del caffè vorrebbero credere – afferma Stacey Sigmon, che ha coordinato la ricerca – il nostro studio non ha individuato alcun effetto benefico, almeno per quanto riguarda i valori esaminati, nel quotidiano e regolare consumo di caffeina”.

 Disintossicarsi dal caffè – Per chi esagera con espresso e caffeina e vuole “disintossicarsi”, niente paura: gli effetti collaterali della sindrome di astinenza – mal di testa, nervosismo, senso di spossatezza – spariscono nel giro di un paio di giorni e possono essere attenuati diminuendo le dosi gradualmente.

fonte SALUTE24.it

«Effetto espresso»: con quattro tazzine il cervello corre

Il pensiero di una tazzina di caffè fumante riesce spesso a “smuovere” dal letto anche chi ci resterebbe per ore e da oggi sappiamo che può produrre effetti positivi anche a lungo termine. È quanto emerge dalla ricerca pubblicata su Journal of Alzheimer`s Disease dai ricercatori dell’University of Kuopio in Finlandia, secondo cui, negli adulti, assumere da tre a cinque caffè al giorno allontana il rischio di demenza.

La ricerca, durata 21 anni, è stata condotta su 1409 finlandesi che nel 1998, alla fine dello studio, avevano un’età compresa tra i 65 e i 79. Gli studiosi hanno sottoposto i soggetti a diverse visite di controllo, durante le quali il loro stato di salute è stato associato al consumo di caffè, al loro stile di vita, a fattori socio-demografici, ad eventuali disturbi vascolari e sintomi depressivi. Al termine della ricerca, gli esperti hanno rilevato che i soggetti abituati a bere da tre a cinque tazzine di caffè al giorno, correvano un rischio inferiore del 65% di sviluppare patologie legate alla demenza – fra cui il morbo di Alzheimer – rispetto a chi ne assumeva poco o non ne prendeva affatto. Inoltre, secondo i ricercatori i bevitori di caffè correrebbero minori rischi di incorrere in diverse patologie, tra le quali il morbo di Parkinson, alcuni tumori e il diabete.

Gli studiosi non sanno indicare la causa precisa di questi risultati, le ipotesi sono diverse: per esempio, la bevanda riduce il rischio di diabete mellito che, a sua volta, è legato ad un alto pericolo di demenza. Inoltre la pianta del caffè contiene alcune sostanze chimiche, come l’acido clorogenico, che agiscono come antiossidanti e possono proteggere le cellule dai danni provocati dal tempo. Anche la caffeina potrebbe svolgere un ruolo positivo, in quanto blocca i recettori dell’adenosina, una sostanza che ha effetti depressivi sul sistema nervoso centrale.

Gli esperti ritengono dunque opportuno affrontare nuove ricerche sull’argomento, per comprenderne meglio i meccanismi, al fine di avviare una sperimentazione di nuove terapie in grado di prevenire il rischio di demenza.

Il caffè riduce l’insorgenza di cancro all’endometrio

caffe-tazzaIl 30 ottobre 2008 l’International Journal of Cancer pubblica una ricerca effettuata su 1082 donne, di cui la metà con diagnosi di cancro endometriale e l’altra metà con un utero sano e senza diagnosi di precedente tumore di alcun tipo. Questo studio caso-controllo è il primo focalizzato sul consumo di caffè (regolare o decaffeinato) e tè e ha quindi indagato più a fondo la possibile relazione; infatti, nelle numerose precedenti ricerche, il caffè era considerato come uno dei tanti alimenti che avrebbero potuto influenzare l’insorgenza del cancro endometriale.
I risultati sono incoraggianti: le consumatrici di caffè e di tè hanno una minore incidenza di tumore dell’endometrio, sebbene tale tendenza sia statisticamente significativa solo nelle bevitrici di tè. Paragonando le consumatrici di tutte e tre le bevande con le non consumatrici di nessuna delle tre, si osserva una associazione inversa che diventa sempre più forte all’aumentare della quantità, dimostrando che caffè e tè insieme possono ridurre il rischio di cancro all’endometrio.
Un’ulteriore prova che il caffè possa essere protettivo nei confronti del rischio di cancro endometriale viene anche da una meta-analisi pubblicata sull’American Journal of Obstetrics and Gynaecology: Coffee drinking and endometrial cancer risk: a meta-analysis of observational studies. La meta-analisi include tutti gli studi pubblicati dal 1966 fino al febbraio 2008, cioè 2 studi di coorte (per un totale di 201 casi) e 7 studi caso-controllo (per un totale di 2409 casi).
“I risultati di questa meta-analisi – dice il prof. Carlo La Vecchia, ricercatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” e dell’Università di Milano e coautore dello studio – indicano che rispetto alle non bevitrici di caffè, le donne che ne bevono in quantità ridotta o moderata hanno una protezione del 13% sul rischio di ammalarsi di tumore dell’endometrio, mentre quelle che ne bevono in quantità elevata hanno una protezione del 36%”.
“Lo studio pubblicato sull’International Journal of Cancer – aggiunge la dr.ssa Alessandra Tavani, ricercatrice dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” e coautrice della meta-analisi – non è inserito nella nostra meta-analisi perché pubblicato quando il nostro lavoro era già in stampa. Possiamo dire però che i suoi risultati per quanto riguarda il solo caffè sono in linea con i risultati della nostra meta-analisi”.

I dati sul cancro all’endometrio

Cos’è: E’ un tumore che colpisce l’epitelio dell’utero, l’endometrio. L’adenocarcinoma dell’endometrio è la più comune neoplasia dell’apparato genitale femminile in Italia e l’80-85 % dei casi circa è al I stadio al momento della diagnosi. E’ considerato la settima più comune causa di cancro femminile nel mondo.

Età di maggiore incidenza: In post menopausa

Incidenza in Europa: Rappresenta la IV neoplasia femminile dopo il carcinoma della mammella, del colon e del polmone.

Casi anno in Italia: Ogni anno circa 5 mila nuovi casi di carcinoma endometriale.

Paesi a maggiore incidenza: USA e Canada

Paesi a minore incidenza: Giappone e India

chiama galenosalute!

Parliamo di caffè e salute con …

GALENOsalute avvalendosi della collaborazione dei suoi Ospiti Specialisti presenta argomenti che trattano di patologie e metodologie di uso quotidiano nell’esercizio medico.

Questa settimana tratteremo di CAFFE’ e SALUTE con la dott.ssa Macaro Giusy, Dietista e Nutrizionista, nostro Ospite in GALENOsalute.

In passato la bevanda caffè non era certo vista di buon occhio e spesso erano proprio i medici a sconsigliarne l’uso. Oggi, invece, questa bevanda, tra le più popolari al mondo, è stata rivalutata.

La lista dei composti presenti nel caffè è lungi dall’essere definita. Tra le centinaia di sostanze, e forse più di mille, presenti nel caffè, moltissime sono state identificate; molte tra queste sono “bioattive”, ossia con proprietà tali da esercitare un ruolo nel metabolismo della cellula. Esse sono rappresentate dai sali minerali come il potassio, dai precursori delle vitamine come la trigonellina, dagli antiossidanti come tannini e melanoidine, dai grassi terpenici come cafestolo, dagli alcaloidi blandamente stimolanti come la caffeina, etc. La caffeina, tra tutte, è certamente la più nota.

Le specie di caffè esistenti sono circa 60, solo 25 producono frutti con un valore commerciale, ma tra questi sono solo 4 i tipi di caffè utilizzati per preparare la bevanda. La specie più conosciuta è sicuramente la Coffea arabica L., semplicemente denominata Arabica, la cui varietà più rinomata è la Moka. La composizione del caffè si modifica parzialmente con a torrefazione, il processo termico che trasforma il chicco verde in chicco tostato, pronto per essere macinato e usato per la preparazione della bevanda. Con questo passaggio, molti composti si trasformano, alcuni scompaiono, altri invece si formano.

La caffeina …
E’ un alcaloide che è presente non solo nel caffè ma si trova, in quantità minori, anche nel tè, nella cioccolata, nelle bibite analcoliche dolci a base di cola. Il ruolo della caffeina nel caffè non è unicamente quello di modulare il gusto; la sua funzione farmacologia è ben riconosciuta e impegna ancora oggi, a 180 anni dalla sua scoperta, molti ricercatori in numerosi studi.

Alle dosi comunemente consumate attraverso il caffè, i suoi effetti sono assai modesti; per avere gli effetti farmacologici tipici, bisogna consumare dosi molto elevate in un tempo piuttosto ristretto (circa 300 mg, equivalenti a 4-6 caffè moka o espresso in un’unica dose), data la breve emivita della caffeina. Questa è una situazione difficilmente realizzabile con il normale consumo di caffè.

Caffè e pressione arteriosa … sul breve termine, cioè la somministrazione acuta della caffeina, si registra un innalzamento presso rio che rientra nel giro di 1-2 giorni; sul lungo termine invece, non si riscontra alcuna variazione della pressione.

Caffè e cuore … studi epidemiologici hanno evidenziato una mancata associazione tra il consumo di caffè e il rischio di malattie cardiovascolari; addirittura è emerso che il consumo di caffè è fortemente associato in maniera inversa alla malattia cardiaca, vale a dire che il suo consumo risulta protettivo.

Caffè e diabete … questa associazione non è ancora del tutto chiarita; tra consumo di caffè e rischio di diabete di tipo 2 sembra esistere una relazione inversa: i soggetti sani abituali consumatori di caffè, sembrerebbero protetti, rispetto ai non consumatori, dalla malattia. Permangono ancora dei dubbi nelle persone con diabete di tipo 2, per le quali l’assunzione acuta di caffè indurrebbe complicanze nel trattamento della glicemia.

…Il caffè fa male?

Ogni giorno nel mondo si devono circa due miliardi di tazzine di caffè. È naturale che moltissimi studiosi abbiano cercato di scoprire se bere caffè ci possa far male! La loro attenzione si è concentrata proprio sulla caffeina e quello che la scienza può finora affermare è che il caffè non fa male a nessuno a patto di non esagerare. E non è neppure facile esagerare: la dose massima di caffeina da assumere giornalmente è di 600 milligrammi al giorno, l’equivalente di ben 8 tazzine di caffè. Attenzione però, perché si parla di espressi: contrariamente a quanto si crede, il caffè preparato in casa con la moka contiene in media il 20-25 % di caffeina in più rispetto a quello del bar, perché l’acqua ha più tempo a disposizione per estrarre la caffeina dalla miscela. E per la stessa ragione l’espresso “lungo” contiene più caffeina di quello “ristretto”

Molti studi hanno del tutto escluso che bere caffè possa esporci ad un maggiore rischio di qualsiasi tipo di tumore. In questo caso, anzi, si è osservato un effetto protettivo, perché la caffeina è una sostanza capace di neutralizzare i radicali liberi.

Un consumo moderato di caffè non è del tutto sconsigliato neppure in gravidanza e in allattamento. Durante i mesi della gravidanza, tuttavia avviene qualcosa di diverso dal solito, perché la caffeina resta in circolo dieci volte più a lungo: 10-15 ore anziché una e mezza. Gli effetti delle dosi successive di caffeina si possono così sommare, dando luogo alle tipiche nausee da caffè e in alcuni casi anche ad ansia e sintomi di depressione.

È infine noto che la caffeina aumenta il livello di attenzione e la concentrazione, migliorando anche l’umore … vere ragioni per cui non riusciamo a fare a meno del caffè!

Per ciò che concerne altri aspetti, peculiarità ed informazioni Vi invito a contattarci ed approfondire con i nostri ospiti Specialisti.

  


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