Archivio per dicembre 2008

Auguri di Buon Natale!!

GALENOsalute Natale 2008

 

I nostri più sinceri Auguri, lo Staff.

Svelato l’identikit dell’artite reumatoide

Non solo estetica: nel collagene si troverebbe la chiave per comprendere le cause dell`artrite reumatoide. È quanto emerge dallo studio pubblicato su Arthritis Research Therapy dai ricercatori dell`Università Cattolica di Roma che hanno identificato la connessione tra i linfociti T legati al collagene e la patologia. L`artrite reumatoide è una malattia autoimmune, caratterizzata cioè dal malfunzionamento del sistema immunitario che rivolge i propri attacchi contro i tessuti dell`organismo stesso. Come spiegano gli esperti le cellule immunitarie, definite linfociti T, nel caso della patologia attaccano la cartilagine che circonda le ossa che è composta da proteine, fra le quali il collagene, principale bersaglio degli attacchi autoimmuni. Dalla ricerca effettuata prima sui topi e in seguito sugli uomini gli scienziati italiani hanno scoperto, nei pazienti affetti da artrite, la presenza di una particolare famiglia di linfociti T che `si dedica` al collagene. Non è tutto: gli studiosi hanno anche potuto osservare che i parenti sani dei malati possiedono cellule T molto simili a quelle di chi sviluppa la patologia, e che con la scomparsa dell`artrite in seguito alla terapia spariscono anche questi gruppi di linfociti. La scoperta consentirebbe dunque di monitorare le condizioni cliniche dei pazienti e, soprattutto, di riuscire a prevedere le ricadute. I linfociti in questione, spiega Francesco Ria, patologo che ha partecipato alla ricerca, “ricompaiono prima ancora che il paziente mostri i sintomi della malattia. Se questo verrà confermato, si tratterebbe di uno strumento diagnostico formidabile: i danni più gravi e irreversibili avvengono infatti nella prima fase della malattia”. L`individuazione delle cellule T responsabili dell`artrite reumatoide potrebbe dunque rendere “possibile ipotizzare – conclude Gianfranco Ferraccioli, reumatologo dell`Università Cattolica di Roma – che un intervento precoce possa spegnere realisticamente la malattia sin dalle primissime fasi”.

fonte SALUTE24.it

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Uno spruzzo di profumo per allontanare la gravidanza

Funziona come un profumo, ma ha l’effetto di una pillola contraccettiva: uno spruzzo sulla pelle, e addio figli. Il nuovo metodo è stato inventato da ricercatori australiani esperti nello studio di filtri solari e di assorbimento di sostanze da parte della pelle. Si tratta di un dispositivo, simile a quegli inalatori usati dai pazienti con l’asma, caricato questa volta con un derivato del testosterone, un ormone capace di bloccare l’ovulazione. Il sistema è stato presentato al X Congresso della European Society of Contraception in corso a Praga. Il dispositivo ideato dai ricercatori della University of Sidney si appoggia sull’avambraccio e libera una dose controllata del farmaco che in 30 secondi attraversa gli strati più superficiali della pelle e si deposita in quelli più profondi. A quel livello l’ormone si libera nel sangue in una quanità capace di bloccare l’ovulazione per 36 ore. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Contraception, si basa sulla cosiddetta “doppia protezione”: abbinare un metodo contraccettivo, la pillola o la spirale, ad uno come il profilattico che protegga da infezioni sessualmente trasmesse. Il vantaggio della “pillola spray” consiste nella possibilità di saltare uno “spruzzo” . Non è necessario usarlo allo stesso orario tutti i giorni, al contrario della pillola tradizionale.

fonte SALUTE24.it

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Parliamo di dolori al ginocchio con …

Questa settimana tratteremo di DOLORI AL GINOCCHIO con il dott. Giorgio Gresta, Direttore dell’U.O. di Ortopedia e Traumatologia, presso il Centre Hospitalier Universitaire de Saint Etienne (Francia), nostro Ospite in GALENOsalute.

Parliamo di ginocchio, cercando di dare una spiegazione a tutti quei dolorini che lo affliggono e, se possibile, di consigliare i rimedi e le cure attualmente disponibili.

Diamo un rapido sguardo all’anatomia del ginocchio per meglio comprendere il nostro discorso.

 

Anatomia del ginocchio

L’articolazione del ginocchio è formata essenzialmente da due ossa, il femore (coscia) e la tibia (gamba). Anteriormente partecipa all’articolazione anche la rotula, un osso sesamoide che, oltre a proteggere il ginocchio, facilita l’azione del muscolo quadricipite durante l’estensione della gamba. Un quarto osso sottile posto lateralmente alla tibia (perone) completa l’articolazione. Tutte le superfici articolari sono rivestite di cartilagine, uno speciale tessuto protettivo che diminuisce gli attriti interni all’articolazione. Un ulteriore protezione da traumi ed usura deriva dalla presenza di due menischi, uno mediale ed uno laterale. Entrambe queste strutture, dalla forma semilunare, funzionano come cuscinetti ammortizzatori, facilitando i movimenti e proteggendo l’intero ginocchio. Un manicotto fibroso, chiamato capsula, avvolge l’intera articolazione, stabilizzandola durante i movimenti. Una membrana, detta sinoviale, riveste la superficie interna della capsula e secerne un liquido vischioso che lubrifica e nutre l’ articolazione. Il ginocchio viene inoltre stabilizzato da quattro robusti legamenti: due laterali chiamati rispettivamente collaterale mediale o interno (LCM) e collaterale laterale esterno (LCL), e due interni detti crociato anteriore (LCA) e legamento crociato posteriore (LCP). Esistono poi numerose altre strutture anatomiche come borse e  legamenti minori che nel loro insieme provvedono ad aumentare la stabilità e la funzionalità dell’articolazione.

 

Proprio per la presenza di numerose strutture anatomiche, i processi patologici a carico del ginocchio sono numerosissimi. Tuttavia, statistiche alla mano, ci accorgiamo che classificare queste lesioni non è poi così difficile. Possiamo operare una prima grande distinzione separando le patologie degenerative da quelle di natura traumatica:

  • PATOLOGIE DEGENERATIVE: a causa di piccoli squilibri muscolari ed articolari, con il passare del tempo e con l’utilizzo ripetuto, il ginocchio va lentamente incontro ad alterazioni più o meno gravi. E’ il caso ad esempio dell’artrosi, una malattia che colpisce e degrada la cartilagine articolare. Altri esempi di patologie che accelerano i fenomeni degenerativi della cartilagine o delle ossa sono: la gotta, la sclerodermia ed il diabete. Una categoria a parte andrebbe fatta per i processi di natura infettiva (artrite reumatoide) e tumorale. Fortunatamente l’ipotesi che il dolore al ginocchio sia legato a queste malattie è piuttosto remota.
  • PATOLOGIE TRAUMATICHE: nella pratica sportiva il ginocchio è l’articolazione più frequentemente interessata da infortuni. In seguito ad un trauma una o più strutture che lo compongono potrebbero infatti lesionarsi. Spesso tali  lesioni alterano i normali rapporti articolari del ginocchio e, se non vengono adeguatamente curate, rischiano, a lungo andare, di dare origine a processi degenerativi. Nell’uomo prevale generalmente l’aspetto traumatico e degenerativo, a causa delle attività sportive e lavorative più pesanti. Le donne sono invece più soggette a problemi dovuti a debolezze o squilibri muscolari; dopo la menopausa il rischio di artrosi aumenta sensibilmente.

Interpretare il dolore in relazione alle sue caratteristiche

DOVE?

  • dolore nella parte anteriore del ginocchio: probabilmente è legato a problemi all’apparato estensore (sindrome dolorosa femororotulea, tendinite del rotuleo);
  • dolore nella parte mediale (interna): legato a problemi del menisco mediale o del legamento collaterale mediale;
  • dolore nella parte esterna (laterale): più raro, può essere dovuto ad una lesione del legamento collaterale laterale (dopo un evento traumatico), del menisco laterale o alla sindrome della banderella ileotibiale (negli sportivi, sopratutto podisti che corrono in discesa);
  • dolore nella parte posteriore: (raro), potrebbe essere causato da lesioni del legamento crociato posteriore.

QUANDO?

  • MATTINA O SERA? Se il dolore compare alla mattina e scompare nel corso della giornata potrebbe trattarsi di una leggera degenerazione cartilaginea. Se invece il dolore si accentua con il passare del tempo probabilmente siamo in presenza di patologie tendinee.
  • QUANDO RIMANIAMO SEDUTI A LUNGO, AD ESEMPIO AL CINEMA: la flessione prolungata del ginocchio accentua il dolore in presenza di sindrome dolorosa femororotulea (infiammazione del tendine rotuleo a livello della sua inserzione nel punto della tibia).
  • QUANDO CI INGINOCCHIAMO, o dopo un trauma alla parte anteriore del ginocchio: soprattutto se compare un gonfiore importante potrebbe trattarsi di borsite al ginocchio.
  • SOLO QUANDO FACCIAMO ATTIVITÀ FISICA o determinati movimenti: se paziente giovane, senza traumi recenti, probabilmente si tratta di una “semplice” tendinite.
  • ALL’IMPROVVISO DURANTE UN ESERCIZIO O UN MOVIMENTO BRUSCO: potrebbe trattarsi di una lesione meniscale, se il soggetto è anziano può verificarsi anche per sforzi banali (sollevarsi in piedi da una posizione accosciata).
  • QUANDO STIAMO IN PIEDI A LUNGO, CAMMINIAMO, FACCIAMO LE SCALE: specie se il soggetto ha superato i 50 anni e si nota una certa deformità articolare il dolore è quasi certamente dovuto ad artrosi.
  • SUBITO DOPO UN TRAUMA: possibile interessamento meniscale e di uno o più legamenti.

 

RICORDATEVI che rivolgersi ad uno Specialista è fondamentale per evitare che un piccolo danno si trasformi in un grande problema.

Per ciò che concerne altri aspetti, peculiarità ed informazioni Vi invito a contattarci ed approfondire con i nostri ospiti Specialisti.



Addio al mercurio fuorilegge per la UE: ecco i termometri hi-tech

Spariranno presto dalle farmacie, non solo italiane ma di tutta l’Europa, i termometri e gli apparecchi per la misurazione della pressione (sfingomanometri) a mercurio in linea con le direttive dell’Unione Europea del 2007 che ne vietano la vendita a partire dal 3 aprile del 2009. Entro il 2011 l’Europa bloccherà inoltre le esportazioni del mercurio, in sintonia con l’eliminazione del metallo dal mercato mondiale. “Si tratta di un adeguamento legislativo a tendenze già in atto – spiega a Salute24 Patrizia Zennaro, presidente di Federfarma Padova –. Già da tempo medici e farmacisti usano gli sfingomanometri digitali per misurare la pressione: sono più semplici da utilizzare e altrettanto precisi di quelli a mercurio”. Gli strumenti alternativi presenti sul mercato sono di diverso tipo. Oltre alle apparecchiature elettroniche, esistono anche termometri a base di sostanze ecologiche, in tutto e per tutto simili a quelli a mercurio. Quelli digitali andrebbero sostituiti ogni due anni, dal momento che, anche se non presentano danni visibili, con il tempo possono perdere colpi in termini di precisione, gli altri invece, quelli che adoperano l’”alternativa ecologica” al mercurio funzionano come quelli tradizionali a bulbo e sono praticamente eterni: vanno bene finché non si rompono.“I termometri digitali sono apparecchiature valide, veloci e in uso già da parecchio tempo – continua Zennaro – particolarmente adatti anche alla misurazione della temperatura nei bambini, dal momento che impiegano solo pochi secondi”. La tecnologia procede a passi da gigante: esistono addirittura termometri a raggi infrarossi che rilevano la temperatura a distanza grazie a un puntatore ottico, particolarmente adatti quindi a misurare la febbre ai bimbi, anche quando dormono.  Alcune indicazioni, inoltre, per chi continua a usare gli strumenti tradizionali. Il mercurio è infatti una sostanza velenosa sia per l’ambiente che al livello individuale. La rottura di un comune termometro, tuttavia, non deve allarmare: se si ingerisce, il metallo può essere facilmente espulso dall’organismo con un’alimentazione ricca di fibre, ed è pericoloso solo se entra in contatto con una ferita aperta, per esempio quella causata dal vetro del termometro rotto. In questo caso è necessario consultare il medico. Infine, meglio evitare di raccogliere le palline di mercurio con l’aspirapolvere: il calore vaporizza il metallo e lo rende più insidioso, per cui meglio usare scopa e paletta.

Infertilità maschile: ecco le cause

Stress, ritmi di vita pressanti e qualità della vita non sana. Sono tutti i fattori che influenzano la salute psicofisica di ogni uomo, ma non soltanto quella. Recenti studi hanno individuato i vari fattori che influenzano la fertilità dell’uomo. Se ne è parlato durante la Settimana dell’Andrologia, che ha riunito gli specialisti della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS) e dell’Accademia Europea di Andrologia. Secondo gli esperti un utilizzo troppo massiccio di antidepressivi può causare infertilità, ma i rischi aumentano se l’uomo è un accanito fumatore. La nicotina avrebbe un effetto dannoso sugli spermatozoi umani, modificandoli e alterandone lo stato. È il risultato di uno studio guidato dal Aldo Calogero dell’Università di Catania: nicotina e monossido di carbonio – e tutte le numerose sostanze che si sprigionano quando si fuma una sigaretta – riducono la rapidità di movimento degli spermatozoi, fino a bloccarla. Lo studio ha preso in esame soggetti sani e non fumatori. Esponendo gli spermatozoi dei soggetti sani a dosi sempre crescenti di condensato di fumo di sigaretta si è osservato che, dopo sole 24 ore, questi risultavano completamente immobili. Anche uno studio dell’Università di Siena lega il fumo ai problemi di infertilità: è stato osservato che pazienti con varicocele (cioè la dilatazione e incontinenza delle vene testicolari) e fumatori hanno spermatozoi meno ‘efficienti’ rispetto a pazienti con la stessa patologia, ma non fumatori. Ma le cause dell’infertilità non finiscono qui. Anche l’ambiente esterno e l’inquinamento influenzano negativamente la salute degli spermatozoi maschili. Le sostanze chimiche presenti in molti dei prodotti che si usano quotidianamente intaccherebbero la virilità – e la fertilità – maschile, poiché alterano il sistema ormonale dell’organismo. E queste sostanze colpirebbero, almeno secondo uno studio francese, la salute degli spermatozoi già in tenera età. Ma l’infertilità ha, molto spesso, anche cause di natura esclusivamente genetica. Secondo la ricerca effettuata dalle Università di Padova e di Messina molti dei bambini nati con il criptorchidismo (la mancata discesa nello scroto di uno o entrambi i testicoli) hanno maggiori possibilità di subire mutazioni genetiche che, a loro volta, sono cause di infertilità. Per informare e comunicare ai più giovani i rischi a cui vanno incontro fumando e seguendo uno stile di vita sregolato, è prevista – a partire dal 2009 – una campagna di sensibilizzazione in tutti gli istituti superiori italiani. L’iniziativa sarà promossa dalla Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità e dal Ministero della Salute. L’obiettivo è quello di comunicare ai giovani come prevenire le cause dell’infertilità. È proprio tra i 20 ed i 40 anni che c’è un abbassamento della qualità del liquido seminale, a causa di abitudini alimentari e di vita sbagliate. L’obiettivo? Informare per ridurre il fenomeno.

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Karkadè: il rimedio naturale contro l’ipertensione

Un infuso di karkadè contro la pressione alta: un rimedio naturale che, come nuove ricerche sostengono, ha proprietà anti-ipertensive pari a quelle degli Ace (Angiotensin converting enzyme) inibitori, i farmaci contro i disturbi cardiaci cronicizzati.
Dai fiori dell`Hibiscus sabdariffa deriva una bevanda che non solo aiuta a controllare i valori pressori, ma è anche ricca di proprietà benefiche per tutto l`organismo: lo studio, pubblicato su Circulation, è stato condotto dai ricercatori della Tuft University di Boston che hanno sottoposto ai test un gruppo di 65 volontari tra i 30 e i 70 anni con livelli di ipertensione arteriosa lievi o moderati. I partecipanti hanno bevuto 3 tazze al giorno di infuso di ibisco per 6 settimane: rispetto al gruppo di controllo è stata riscontrata una riduzione della pressione sistolica media del 7,2%. In particolare, nei soggetti con alti valori di ipertensione la riduzione è arrivata al 13,2%. I risultati concordano con l`esito, pubblicato recentemente sul Journal of human hypertension, dei test condotti su pazienti diabetici ipertesi da un team di ricercatori iraniani: secondo i dati emersi dallo studio, infatti, bere due tazze al giorno di infuso di ibisco ha comportato una consistente riduzione dei valori della pressione sistolica. Le proprietà del karkadè appaiono quindi importantissime, soprattutto tenendo conto che è stato calcolato che la diminuzione della pressione sistolica, anche di soli 3 mm di Hg, è associata alla diminuzione del rischio di mortalità per ictus dell`8% e per patologie coronariche del 5%. La bevanda non ha effetti collaterali a oggi riscontrati, e presenta un lungo elenco di caratteristiche salutari: è diuretica e digestiva, ha proprietà antisettiche per le vie urinarie, regolarizza la funzione epatica, è antinfiammatoria, lenitiva e vitaminizzante. Inoltre è molto dissetante (in Egitto viene consumata sia calda che fredda per combattere disidratazione e sete) e sotto forma di infuso ha anche leggere proprietà lassative.

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Scoperto legame tra Alzheimer e virus herpes simplex

Il comune virus dell’herpes labiale potrebbe essere coinvolto nei meccanismi che sono in grado di provocare l’insorgenza del Morbo di Alzheimer. Questa conclusione è deducibile da uno studio scientifico svolto in Inghilterra alla Manchester University, da un gruppo di studiosi coordinati dalla dottoressa Ruth Itzhaki. I ricercatori hanno scoperto che esiste un legame tra il virus herpes simplex (HSV), che solitamente attacca le labbra, e l’accumularsi delle placche della proteina beta amiloide, tra le cause principali dell’Alzheimer, nel cervello. Questo vale in particolare per le persone anziane affette da questa grave demenza degenerativa: tali soggetti presentano infatti un sistema immunitario più fragile e indebolito, risultando quindi più facilmente attaccabili dai batteri e dai virus. Esaminando un campione rappresentativo di malati di Alzheimer, i ricercatori inglesi hanno potuto constatare che, all’interno del loro cervello, ben il 90% delle placche proteiche presentava frammenti del DNA virale dell’herpes simplex di tipo 1. In precedenza la dottoressa Itzhaki e colleghi avevano dimostrato che l’infezione virale, indotta sulle cellule nervose di topolini da laboratorio, conducevano all’accumulo di placche di proteina beta amiloide nel cervello dei roditori. Era già stato osservato che il virus dell’herpes simplex è presente nell’encefalo di molti individui anziani e che esiste uno specifico fattore genetico che predispone maggiormente all’insorgere del Morbo di Alzheimer rispetto al resto della popolazione. Notevole è stata la percentuale riscontrata di casi in cui il virus dell’herpes simplex resta dormiente senza manifestarsi anche per lunghi periodi di tempo: questo è accaduto al 20-40% delle persone infettate. I dati scientifici attualmente raccolti non consentono ancora di affermare chiaramente che l’Alzheimer viene causato dal virus dell’herpes simplex di tipo 1, tuttavia gli stessi ricercatori sono convinti che la loro scoperta potrebbe presto contribuire a sviluppare una cura efficace per la malattia di Alzheimer utilizzando i farmaci antivirali. In attesa di future conferme o smentite, lo studio scientifico inglese è comunque un ulteriore tassello di conoscenza che si aggiunge al puzzle di nozioni già a disposizione sull’Alzheimer.

CHIAMA il 0923 714 660 e parla con il ns. Neurologo!


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