Posts Tagged 'fumo di sigaretta'

La vitamina B riduce il rischio di cancro ai polmoni, anche nei fumatori.

Lo ha dimostrato uno studio pubblicato dal Journal of the American Medical Association (Jama), secondo cui alti livelli di questa sostanza nel sangue si sono rivelati protettivi nei confronti del tumore tanto da ridurre la probabilità di esserne colpiti del 50 per cento. Lo studio ha esaminato 400 mila persone di 10 paesi europei, che erano sia fumatori che non fumatori che ex fumatori. Indipendentemente dal gruppo di appartenenza, i pazienti con alti livelli di vitamina B, che si trova naturalmente in alcuni cibi come noci, pesce e carne, hanno mostrato un numero ridotto di casi di tumore al polmone rispetto agli altri. “Questi risultati sono importanti, sia per capire il meccanismo alla base dello sviluppo del tumore sia per la prevenzione – ha spiegato Panagiota Mitrou del World Cancer Research Fund – ma è importante sottolineare che la vitamina non sostituisce lo smettere di fumare, che rimane il miglior mezzo di prevenzione del tumore“.

BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO)

Cos’è | La BPCO (BroncoPneumopatia Cronico Ostruttiva) è una sindrome clinica eterogenea e complessa caratterizzata dal progressivo declino della funzione respiratoria, causata da una infiammazione cronica delle vie aeree indotta soprattutto dal fumo di sigaretta. La bronchite cronica e l’enfisema polmonare possono essere origine di questa patologia.

La BPCO rappresenta oggi sia in Italia che nel resto del mondo la più frequente causa di invalidità e di morte fra tutte le malattie respiratorie.

Cause | Il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio di BPCO. L’età di inizio ed il numero giornaliero di sigarette fumate condizionano l’evoluzione della malattia. Smettere di fumare ne rallenta invece l’evoluzione.

Il ruolo svolto dall’inquinamento domestico, ambientale e lavorativo nello sviluppo della malattia è meno noto rispetto a quello del fumo di sigaretta,  ma sempre più numerose sono le segnalazioni di un rapporto esistente fra questi agenti e l’insorgenza di BPCO.

Esiste comunque, indipendentemente dal fattore di rischio, una variabilità individuale nei confronti dello sviluppo della malattia. L’evidenza che i fattori genetici sono importanti nel determinismo della BPCO, deriva dall’osservazione di soggetti con deficit di alfa1-antitripsina che presentano un rischio elevato di sviluppare BPCO, soprattutto se fumatori abituali.

Sintomi | La BPCO è una malattia cronica capace di condizionare in maniera significativa la qualità di vita dei pazienti. La sintomatologia clinica è determinante anche ai fini della definizione della gravità di malattia. Tipici sintomi sono la tosse produttiva cronica (o ricorrente per un minimo di 3 mesi/anno per almeno 2 anni consecutivi), la difficoltà di respiro, la dispnea associata ad una minore tolleranza allo sforzo.

Tali disturbi evolvono in maniera progressiva ed irreversibile, anche se la smettere di fumare può ritardare il declino funzionale e ridurre i sintomi respiratori. Lo spettro di gravità è estremamente ampio e può variare dal lieve e transitorio incremento dei sintomi gestibili autonomamente da parte del paziente, fino a condizioni di estrema gravità per le quali è necessario il ricovero in terapia intensiva o l’attivazione di un piano di ossigenoterapia o di ventilazione meccanica. Il peggioramento dei sintomi determina l’insorgenza di una riacutizzazione della malattia. Le riacutizzazioni hanno un notevole impatto sulla evoluzione della malattia e sono frequentemente determinate da infezioni respiratorie soprattutto nei mesi invernali.

Esami | La diagnosi di BPCO nella popolazione generale è attualmente sottostimata e la spirometria, metodica indispensabile per diagnosticare correttamente la BPCO e valutarne la progressione, è sottoutilizzata. D’altra parte una esatta diagnosi e una corretta valutazione funzionale consentono di attuare precocemente provvedimenti capaci di ridurre i sintomi, migliorare la qualità della vita, rallentare la progressione della patologia.
Un corretto esame obiettivo è il primo elemento utile per la diagnosi per la possibilità di rilevare un respiro sibilante, una iperespansione del torace, la cianosi.  L’esame spirometrico comunque rimane il test fondamentale per valutare la funzione respiratoria e definire la gravità della malattia.
Gli esami radiografici (Rx torace e TAC) evidenziano le alterazioni strutturali delle vie aeree ma devono essere riservati ai casi di assoluta necessità. Infine l’emogasanalisi (determinazione dei gas nel sangue arterioso) evidenzia i livelli di ossigeno e di anidride carbonica.

Trattamento | La cessazione del fumo di sigaretta costituisce l’unico trattamento in grado di rallentare l’evoluzione della malattia. Oggi disponiamo di una serie di farmaci capaci di migliorare i sintomi, ridurre il numero di riacutizzazioni, migliorare la qualità di vita del paziente, ma  non in grado di rallentare il progressivo deterioramento della funzione respiratoria.

La terapia della BPCO si avvale di broncodilatatori e corticosteroidi, utilizzati prevalentemente e preferibilmente per via inalatoria. La teofillina deve essere utilizzata sotto stretto controllo medico a causa dei possibili effetti collaterali. Gli antibiotici sono utili soltanto in corso di riacutizzazione determinata da infezioni dell’apparato respiratorio.

Nei  casi più gravi, ma soprattutto nell’insufficienza respiratoria cronica è necessario utilizzare l’ossigenoterapia a lungo termine ed in alcuni casi si  fa ricorso alla ventilazione meccanica. La riabilitazione respiratoria è parte integrante del trattamento della BPCO: i  programmi riabilitativi possono infatti influenzare positivamente la funzione dei muscoli respiratori e periferici e lo stato nutrizionale del paziente. Purtroppo sappiamo che l’aderenza del paziente alla terapia è generalmente scarsa, pertanto l’educazione del paziente è un intervento fondamentale per ottimizzare il programma terapeutico-riabilitativo.

fonte                                                                 

CARDIOLOGI: UE VARI LEGGE CONTRO IL FUMO

Una legge europea che entro il 2010 obblighi tutti gli stati ad abolire il fumo nei luoghi pubblici: i 33.000 cardiologi presenti a Barcellona per il Congresso Europeo di Cardiologia (ESC) si danno appuntamento al prossimo anno con sigarettequesto obiettivo. “Un traguardo ambizioso, ma che rappresenta l’unica via per una vera ed incisiva battaglia a queste malattie, la vera ‘pandemia’ del nostro tempo – afferma il prof. Roberto Ferrari, presidente dell’ESC -. Alla prevenzione abbiamo intitolato l’intero convegno che si conclude stasera, un successo in termini di numeri e qualita’ delle ricerche presentate, interamente dedicato alla migliore strategia a tutela dei nostri pazienti e della loro qualita’ di vita.

Fra le novita’ piu’ significative su questo fronte senza dubbio lo studio RE-LY, che ha coinvolto anche 18 centri italiani ed ha dimostrato come un nuovo anticoagulante orale, il dabigatran etexilato, possa cambiare radicalmente la terapia nei malati con fibrillazione atriale, 500.000 oggi in Italia”. Questa molecola e’ risultata piu’ efficace e sicura rispetto alla cura attuale ma anche molto piu’ facile da seguire: una semplice capsula da assumere due volte al giorno rispetto all’attuale regime che prevede di recarsi periodicamente presso i centri di riferimento per monitorare e tarare i dosaggi, con effetti collaterali particolarmente pesanti. Al congresso la citta’ di Ferrara e’ stata eletta ‘capitale europea della prevenzione’, grazie ad un percorso integrato che coinvolge universita’, amministrazione, commercianti e produttori. Da quest’anno, infine, l’associazione europea dei cardiologi si arricchisce anche di una fondazione, la European Heart for Children costituitasi per volonta’ dello stesso presidente e della moglie, la regista Claudia Florio, con l’obiettivo di aiutare i bambini cardiopatici nati in Paesi in cui non viene loro garantita un’assistenza ottimale. ‘Un Congresso con una forte impronta italiana, poiche’ sono convinto che il nostro Paese rappresenti un’eccellenza dal punto di vista cardiologico e sono orgoglioso di testimoniarlo – ha detto il prof. Ferrari -. Una rete capillare di oltre 20.000 specialisti distribuiti su tutto il territorio nazionale, la dieta mediterranea e l’altissimo profilo dei nostri ricercatori ci rendono infatti un modello da imitare a livello internazionale. Basti ricordare per tutti gli studi GISSI, la serie inaugurata oltre 20 anni fa che ci ha accreditato nel mondo e che ha visto il capofila del progetto, prof. Luigi Tavazzi, premiato con la medaglia d’oro dell’ESC come uno fra i piu’ illustri membri di questa Societa’”.

Tumore ai polmoni anche senza fumo: colpa di una molecola

Una ricerca pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences è riuscita a isolare una molecola forse decisiva per l’insorgenza di cancro ai polmoni tra i non fumatori. Una scoperta che potrebbe essere il primo passo per lo studio di una cura specifica.

ricercaLa ricerca – Lo studio nippo-statunitense ha notato che la molecola microRna miR-21 si trova in quantità particolarmente elevate nell’adenocarcinoma che colpisce chi non ha mai fumato. Secondo i ricercatori non si tratterebbe semplicemente di un marcatore (come il Psa per il cancro alla prostata), ma di un vero e proprio fattore che contribuisce allo sviluppo del tumore.

“C’è ancora molta strada da fare – dice Len Lichtenfeld, dell’American Cancer Society – ma questo studio evidenzia la possibilità reale di un trattamento per non fumatori”. Opportunità ancora più importante se si considera che il cancro ai polmoni è tra i più ostici e che oltre il 10% dei malati non ha mai toccato una sigaretta.

Le non fumatrici più colpite – Per le donne che non hanno mai fumato, rivelava uno studio pubblicato su Lancet,  il rischio di ammalarsi di cancro ai polmoni è maggiore rispetto agli uomini. Quanto ai fumatori, lo studio non ha registrato evidenti differenze dNational Cancer Institute di Rockvillei genere: per gli uomini e per le donne che fumano, infatti, il rischio sviluppare il cancro ai polmoni è molto simile. Il fumo non fa differenze di genere:  che sia un uomo o una donna, spiegano i ricercatori del National Cancer Institute di Rockville, chi fuma due pacchetti di sigarette al giorno ha probabilità 50 volte maggiori di morire per un cancro ai polmoni rispetto a chi non fuma.

Cellulite: no alle sigarette, sì a verdure e aquagym

celluliteNon è una malattia, ma una predisposizione fisica. E riguarda circa il 95% delle donne. Quasi la totalità. Ad affermare che alla cellulite non si deve guardare come a una patologia, ma come a un accadimento naturale per la stragrande maggioranza delle donne, è Carlo D’Aniello, presidente della Sicpre (Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica). Mal comune mezzo gaudio, dunque? Forse sì: sapere che il problema accomuna molte persone, se non altro, aiuta a non sentirsi sole. Ma se in quel 95% di donne che hanno la pelle a buccia d’arancia ce ne sono molte che se ne fanno una ragione senza farsene una malattia, molte altre, invece, soprattutto con l’arrivo dell’estate dichiarano guerra aperta agli antiestetici cuscinetti che decidono di posarsi su fianchi e cosce, senza vedere mai il momento di sparire.

Le ragioni – La differenza tra chi soffre di cellulite e chi no, spiega D’Aniello, dipende spesso e volentieri dal corredo genetico, inclemente nella maggior parte dei casi. Ma, comunque, qualcosa si può fare per migliorare – o quantomeno per non peggiorare – la condizione della pelle e della ciccia su fianchi e cosce. Come e cosa mangiare? Quanto si deve bere? Tanto per iniziare, spiega D’Aniello, si deve iniziare dal chiudere con le cattive abitudini: “Smettere di fumare è il primo passo da fare se si vuole provare a combattere la cellulite”, spiega a Salute24 D’Aniello.

Cosa fare – Si parte con la tavola: “Mangiare in modo sano, senza condire troppo i cibi, e consumare molta frutta e verdura”. E poi dissetarsi con l’acqua, evitando il più possibile bevande dolci e gassate: “Molto importante è bere tanta acqua, ricordando che più si va in là con l’età – continua l’esperto – più si deve aumentare la quantità di acqua e fibre introdotta nell’organismo quotidianamente”. Per favorire una buona circolazione venosa e linfatica, poi, non si possono dimenticare le passeggiate: “Da svolgere rigorosamente nei momenti più freschi della giornata. L’ideale sarebbe poter passeggiare in acqua, per favorire ulteriormente il ritorno venoso”. E se non si vive vicino al mare, si può sempre optare per un corso di acquagym in palestra.


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